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Luogo di incontro per eccellenza per gallerie e collezionisti, le fiere d’arte hanno da sempre giocato un ruolo di massima importanza nel mercato dell’arte. Una possibilità unica, quella data dalle fiere, di riunire in un solo luogo e per un periodo di tempo limitato galleristi di tutto il mondo per esporre le opere dei propri artisti raggiungendo un’ampia fetta di pubblico. Per comprenderne l’importanza, basti pensare che a livello economico le sole fiere muovono circa il 45% del mercato complessivo dell’arte.
L’emergenza sanitaria Covid-19 è stata un duro colpo per il settore e diverse fiere d’arte hanno sofferto la crisi vedendosi talvolta costrette a chiudere permanentemente parte delle loro attività o a ripensare il proprio business. È il caso ad esempio di Affordable Art Fair, la fiera dell’arte accessibile che ha dovuto chiudere in via definitiva il distaccamento milanese. O del colosso ArtBasel che ha dovuto trovare nuovi investitori per risanare le perdite.
Ma se quasi tutti gli eventi fisici dell’anno sono stati cancellati, la situazione ha spinto verso una “digitalizzazione forzata” e chi ha deciso di non mollare ha dovuto ripensare il proprio business lanciandosi nell’online e nella realtà virtuale.
Ammettiamolo: vedere un’opera dallo schermo del proprio computer non sarà mai come ammirarla dal vivo. L’aura di magia e unicità che circonda l’opera d’arte non potrà mai essere trasmessa al cento per cento in digitale, anche con i più sofisticati sistemi di realtà virtuale.
Ma se mettiamo da parte critiche e pregiudizi appare chiaro come questo sia stato (e sarà ancora un po’) l’unico modo per musei, gallerie e non solo per continuare a rendere fruibili al pubblico le proprie opere. La tecnologia è in questo un grande alleato: è oggi possibile pensare una mostra virtuale che non solo ci mostra le opere in full hd, ma che cerca anche il più possibile di ricostruire l’esperienza concreta della visita, dall’ingresso in galleria, alla passeggiata nelle sale del museo.
Le fiere d’arte si sono viste costrette a ripensare il loro business online, spostando l’evento fisico nel mondo del digitale. La prima è stata ArtBasel con la fiera primaverile di Hong Kong, mentre in Italia hanno seguito e seguiranno MIART (Milano) e Artissima (Torino), mentre altre fiere come ArtVerona hanno deciso di annullare l’evento, ma di affiancare un programma tutto digitale di incontri ed eventi per restare vicine al proprio pubblico.
Il fenomeno delle Online Viewing Room (gli stand delle gallerie che diventano ora stanze virtuali) non ha ancora convinto al cento per cento e manca forse ancora quel qualcosa in più che renda più umana la tecnologia e più coinvolgente l’esperienza.
Nonostante ciò è un processo ancora in fase di sviluppo e non vanno dimenticati gli aspetti positivi del fenomeno. È il caso ad esempio della maggiore trasparenza sui prezzi così come della maggiore accessibilità. L’edizione di Hong Kong di ArtBasel, ad esempio, ha dichiarato la presenza di 250.000 visitatori (online ovviamente) contro gli 88.000 dell’anno precedente, garantendo di fatto l’accessibilità anche a chi non si sarebbe mai potuto recare fisicamente nel luogo dell’evento.
Entusiasti o delusi dovremo convivere ancora per un po’ con il blocco dei grandi eventi e aspettarci per il futuro sempre più forme ibride tra evento fisico e virtuale. Nella speranza che il digitale possa aggiungere valore all’arte e alla cultura.