Christo, morto a 84 anni il Land Artist degli “impacchettamenti”

Si è spento a 84 anni, per cause naturali, l’artista leggenda della Land Art e tra i più noti della scena contemporanea. Nato nel 1935 in Bulgaria, Christo Vladimirov Javacheff si stabilisce presto a Parigi dove ha inizio la sua carriera tra le schiere del movimento del Nouveau Réalisme a fianco di artisti come Arman e Yves Klein.

Nel 1958 incontra a Parigi Jeanne-Claude (venuta a mancare nel 2009), la donna destinata a diventare compagna di una vita nonché partner per la realizzazione delle sue opere. Sotto la loro firma hanno preso vita alcuni dei lavori più iconici della cosiddetta Land Art, corrente artistica che prende forma in installazioni ambientali effimere, spesso di grande portata. Opposto alle contemporanee correnti del Minimalismo e della Pop Art, questo nuovo modo di comunicare si basa sull’interazione con il territorio e lo spazio circostante, avviando una profonda riflessione sul rapporto uomo-natura.

Land Art e alterazione dello spazio

Christo-wrapped-roman-wall

Alcuni dei più noti land artist (ricordiamo tra questi Michael Heizer, Walter De Maria, Robert Smithson e Richard Long) prediligono interventi nella natura, molte volte in luoghi difficilmente accessibili. Christo e Jeanne Claude entrano invece più spesso in dialogo diretto con la città e con le persone e con i loro impacchettamenti alterano la percezione dello spazio circostante per un periodo limitato, trasformando piazze e monumenti.

Profondamente liberi e indipendenti i due hanno sempre autofinanziato i propri progetti: dall’intervento vero e proprio, temporaneo e monumentale, nascono una serie di opere su supporti più tradizionali (fotografie, bozze progettuali) che diventano testimonianze del loro operato e approfondimenti sulla loro Land Art. Christo e Jeanne-Claude riescono così dalla vendita di queste opere a finanziare il proprio lavoro, mantenendo la propria autonomia.

Christo: opere più importanti

Avvolgendo in monumentali teloni monocromi (spesso bianchi) interi edifici, ma anche isole e vallate, cittadini e passanti si ritrovano così a guardare sotto una luce diversa spazi quotidiani, riscoprendoli e reinterpretandoli. Tra gli interventi urbani più celebri ricordiamo The Wall (1974) impacchettamento di una porzione delle mura aureliane tra via Veneto e Villa Borghese a Roma e The Pont Neuf Wrapped (1985) analogo intervento sul noto ponte parigino.

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Legate invece a spazi naturali sono opere come Wrapped Coast (1969), monumentale impacchettamento di una sezione di 2,4 km della costa australiana con 92.900 metri quadrati di tessuto e 56,3 chilometri di corda, e Valley Curtain (1972) installazione in una vallata del Colorado di un telone in nylon di 18,600 mq teso tra i due pendii.

Ricordiamo inoltre Wrapped Vestibule (1990), impacchettamento di un’intera galleria d’arte a Sidney e The Umbrellas (1991), doppia installazione in Giappone e U.S.A. e riflessione su somiglianze e differenze tra i due paesi.

Infine l’opera, tra le ultime di Christo, Floating Piers (2016) ha dato vita a una suggestivo percorso sospeso sulle acque del Lago d’Iseo, in Italia. La passerella di Christo ha così letteralmente permesso ai visitatori di passeggiare sull’acqua entrando in un nuovo e unico rapporto con il territorio.

Christo Ready Made di Maurizio Galimberti

Nato a Como nel 1956, Maurizio Galimberti è un fotografo italiano, unico nella scelta della Polaroid come tecnologia prediletta. Apprezzata per l’immediatezza e per la possibilità di “manipolazione”, la Polaroid ha da sempre costituito il fondamento della sua arte, scomponendo e ricomponendo immagini in suggestivi mosaici e rielaborandone tratti, colori e forme.

Christo-Galimberti-Ready-MadeProprio a partire da Christo, artista che da sempre ha accompagnato disegni e fotografie alle sue installazioni, il fotografo ha dato vita a una delle sue opere più di successo: da qui nasce la serie di Maurizio Galimberti Christo Ready Made.

Si tratta di un portfolio di pezzi unici realizzato a partire da cartoline firmate da Christo raffiguranti le installazioni del land artist e della moglie. Galimberti ne ha fotografato alcuni dettagli con la sua Polaroid, ricollocando gli scatti sulla cartolina stessa modificandoli e alterandoli.