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Il 4 marzo sul canale YouTube Burnt Banksy è stato trasmesso in live streaming un video in cui un uomo bruciava una serigrafia originale e certificata dello street artist Banksy, dichiarando che l’opera sarebbe stata digitalizzata e trasformata in cripto arte.
Il collettivo di “tech and art enthusiasts” dietro al gesto rivoluzionario fa parte di Injective Protocol, azienda che si occupa di blockchain e che aveva comprato l’opera all’asta per la cifra di 95.000 dollari. E se il fatto può sembrare insensato, il token virtuale in cui l’opera bruciata è stata “trasformata” è già stato venduto per la cifra di 380.000 dollari, quattro volte il prezzo d’acquisto in asta.
La scelta dell’opera non è casuale: si tratta infatti di Morons (White), l’opera che ritrae un’asta in cui è in vendita un’opera incorniciata con su scritto “I can’t believe you morons actually buy this shit”. Una provocazione, quella di Banksy, verso il mercato dell’arte, ma con questa performance la riflessione passa a uno step successivo.
La cripto arte è uno degli ultimi trend del mercato dell’arte. Chi ha acquistato l'opera digitale ha ricevuto il certificato ufficiale di autenticità fornito da Pest Control, agenzia di autenticazione di Banksy. L’opera virtuale ha così le stesse specifiche di quella fisica perché certificata da un token virtuale non replicabile a cui è associata l’autenticazione ufficiale della Pest Control.
Il grande interrogativo che si pone riguarda il concetto stesso di opera d’arte. L’oggetto fisico non coincide più con l’opera, la quale si identifica ora nella certificazione (il token virtuale, ovvero l’NFT). Se solo il riconoscimento dell’artista certifica l’originalità di un’opera, l’essenza (e il possesso) di questa non dipende più dall’oggetto fisico.
Il gesto del collettivo ha inoltre assunto il valore di una vera e propria performance artistica. "Penso che Banksy apprezzerebbe quello che stiamo facendo poiché promuove anche la creatività e le idee iconoclastiche" ha dichiarato un rappresentante di Injective Protocol. Il linguaggio contemporaneo, quello del digitale, va così incontro al linguaggio dell’arte, ma non mancano dubbi e scetticismi sull’accaduto e sulla cripto arte in generale.
Seppur abituati da qualche anno ai concetti di “criptovaluta” e di “blockchain”, il discorso non manca di una certa complessità e può non esser facile capire come questo ragionamento stia venendo applicato all’arte. Nonostante ciò, la cripto arte non è un fenomeno transitorio e nemmeno un trend dell’ultimo mese e il fenomeno si sta consolidando sempre più. Ma capiamo ora meglio di cosa si tratta.
L'arte crittografica (Cryptoart o Crypto Arte) è una categoria dell’arte legata alla tecnologia blockchain.
Emerge come un genere di nicchia del lavoro artistico, in seguito allo sviluppo di reti in tecnologia blockchain (come ad esempio la blockchain Ethereum) intorno al 2015.
L'arte crittografica è rapidamente cresciuta in popolarità in gran parte a causa della capacità senza precedenti offerta dalla tecnologia blockchain di permettere alle opere d'arte puramente digitali di essere acquistate, vendute o raccolte con una garanzia di unicità.
Grazie all’esistenza di reti in tecnologia blockchain, è stato infatti possibile creare uno standard informatico per definire un “token” non fungibile (Non Fungible Token - NFT), cioè un tipo speciale di file crittografico che rappresenta qualcosa di unico e non riproducibile.
L'arte è stata uno dei primi casi d'uso degli NFT e della tecnologia blockchain in generale, a causa della presunta capacità degli NFT di fornire la prova dell'autenticità e della proprietà dell'arte digitale.
Gli NFT (non-fungible token) sono codici numerici definiti “non fungibili” legati ad una blockchain, perché non sono reciprocamente intercambiabili e poiché contengono informazioni uniche, sebbene teoricamente sia possibile coniare un numero qualsiasi di NFT differenti che rappresentano lo stesso oggetto.
Per questo motivo esistono diversi portali, che si fanno garanti dell’associazione tra oggetti digitali (o anche fisici) e gli NFT, che quindi vengono utilizzati nella Crypto Art.
Occasionalmente possono venire anche usati per garantire oggetti da collezione digitali o ancora come elementi di giochi online, per rappresentare risorse di gioco controllate dall'utente, anziché dallo sviluppatore del videogame stesso.