Thank you!
Dopo l’ennesima questione discussa con amici e parenti se la banana di Maurizio Cattelan attaccata con lo scotch è o non è arte, ho deciso di rispolverare l’unica definizione formale di arte che abbia mai letto, ed invero scritto, visto che l’ho scritta proprio io a metà del 2018.
Vediamola
I “fronzoli” nella vita sono importanti, non voglio sminuire nulla, ma so anche che hai intuito cosa intendo.
Per fronzoli intendo dire tutte quelle frasi e istanze che teoricamente dovrebbero aiutarti a capire cosa sia l’arte contemporanea, ma che invero, ti fanno solo perdere tempo e ti lasciano senza un reale valore aggiunto.
Il problema non è che altri testi dicano cose errate, il problema è che quando si scrive o si dice tutto, ma proprio tutto, e ne esce una enciclopedia sistematica, oppure si dice quello che serve in un determinato contesto.
Ed è questo il punto: cosa serve sapere riguardo all’arte contemporanea per chi non è addetto ai lavori?
Una frase che amo è: “Da Dio bisogna ricevere la fede, dagli altri bisogna avere i dati”, ma i dati generano informazione, e l’informazione è composta per soddisfare un quesito.
Sono in tantissimi a creare, spesso ottima, informazione per chi già sa, io sono qui per dare qualche informazione senza dare per scontato proprio nulla, il che mi farà pervenire 1000 critiche dagli "esperti", ma quella sarà la misura della mia chiarezza.
L’arte contemporanea è l’arte creata da artisti viventi.
Se un artista è deceduto evidentemente la sua arte non è più contemporanea.
Se l’artista si inserisce in un contesto, per esempio la pop art, e ci sono altri artisti ancora viventi che sono nello stesso contesto (detto anche movimento, tendenza, moda, stile), potremmo accettare di dire che il filone che l’artista ormai scomparso seguiva è ancora contemporaneo, in virtù del fatto che altri artisti simili sono ancora viventi.
E’ il caso di Andy Warhol ad esempio, morto nel 1987 ma ancora “contemporaneo” in virtù dei moltissimi artisti che sviluppano ancora pop art.
Mentre potremmo a mio avviso non considerare più contemporaneo Giorgio De Chirico o Lucio Fontana, in quanto la loro importantissima arte al momento non è nel “mainstream” contemporaneo (ma lo è in quello finanziario ad esempio, con battute d’asta di milioni).
Nota. Sono certo che se cerchi bene troverai artisti viventi che si rifanno a De Chirico o Fontana, ma se per questo ci sono anche persone che vanno in giro con carretto a cavallo…insomma io parlo sempre di ciò che è rilevante statisticamente, il resto, per l’appunto, non ha rilevanza.
Se un artista non può più essere intervistato, se di lui si parla associandolo fondamentalmente al mercato, se non può produrre più, se non ha un profilo Instagram (lasciatemi esagerare)….non è contemporaneo, questo pare evidente.
Se dovessi formulare matematicamente l’arte la definirei così:
Un elemento A si definisce Arte se esiste almeno un uomo (U1) che la definisca tale ed esiste un altro uomo (U2), diverso dal primo, che acconsenta a definirla tale anch’esso ed esiste un uomo (U3, non necessariamente diverso da U2) che sia disponibile a consumare risorse (tempo, denaro, spazio o altri asset) per godere, senza uno scopo utilitaristico alcuno, dell’elemento stesso (A).
Qualunque cosa può essere proclamata arte, basta che ci siano almeno due persone che acconsentano a definirla tale ed uno dei due non sia l’autore.
Se nessuno è intenzionato a godere realmente e senza scopi se non contemplativi di un elemento d’arte, ma tutti gli inpidui sono interessati solo ad “usarla” o a “rivenderla”, allora tale elemento non è arte.
Da ciò si evince che l’arte contiene una forma di gratuità (almeno da parte di una persona), il che la eleva rispetto a qualunque altro bene.
Se un uomo è solo al mondo a creare arte ed a contemplarla, senza trovarne almeno un altro…non è arte. Il che per esempio implica che l’arte è relazione, comunicazione.
Sembra poco?
Lo è infatti.
Per quale motivo credi che il mondo dell’arte sia così difficile dall’essere penetrato?
Perché appare così chiuso, oscuro, etereo? Sostanzialmente perché è autodefinito.
Bastano pochi per decidere cosa sia arte e cosa non lo sia. L’unica definizione formale di arte nella storia l’ho fatta io qui ora, per il resto, le altre definizioni, sono filosofiche, estetiche o antropologiche, non sono formali.
Io vendo arte eppure ti posso confermare che l’arte non è più di questo.
So cosa stai pensando: allora perché spendere soldi?
Beh, intanto tu potresti essere U3, ovvero quella persona che, essendo abbastanza felice ed avendo risorse in eccedenza potresti decidere di usare tempo, spazio o soldi per godere di qualcosa per cui tu, in modo autonomo, valuti la pena di godere.
Questo non è poco, anzi: è molto.
Secondo, potresti notare che siano in molti ad avere tale esigenza, ci potrebbe essere un U4, U5…e molti altri uomini felici e desiderosi di godere, in modo libero ed autonomo, dell’elemento d’arte definito A.
Questo fa innalzare il valore di mercato ovviamente, cosicché, purtroppo, potrebbe accadere che devi allocare più risorse col passare del tempo (rivalutazione).
Certo, se tu sei U2 o U3 e non esistono altre persone desiderose di godere del pezzo d’arte…(forse perché in fin dei conti per i più A è una schifezza), allora potrebbero bastarti poche risorse (saresti molto fortunato).
Il gallerista ha solo un ruolo marketing.
Sì hai capito bene: marketing, comunicazione, diffusione; a volte per mezzo della aggregazione di più artisti o la formazione di movimenti, ma anche l’aggregazione è solo marketing.
I più non lo definiscono così perché non sanno cosa sia il marketing, non avendolo studiato.
Lo scopo del gallerista è quello di essere U2 (ovvero uno che ci crede) e far conoscere l’elemento d’arte A a più persone possibili in modo da far lievitare i prezzi da una parte e chiedere all’artista di fare altri pezzi simili ad A per generare un mercato.
Il gallerista è come l’Esselunga. E quelli che non lo ammettono stanno diventando poveri.
Sostanzialmente è quella di intuire le tendenze nascenti, aiutare i galleristi e gli artisti, facilitare la diffusione e la conoscenza.
Senza conflitto di interessi è un ruolo molto nobile.
Purtroppo spesso vi sono conflitti di interesse, ciò rallenta un poco alcuni artisti e ne favorisce altri, ma fa parte del gioco.
Il problema dell’arte è che ogni operatore vuole definire cosa sia arte e cosa non lo sia, ma, a parte me, nessuno ha il coraggio di definirla per cosa veramente è: un accordo tra almeno due persone, nulla di più.
Anche la Bibbia, nel vangelo di Matteo 18,19 dice: “In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”.
L’arte è come Dio, se due la chiedono, essa si concede.
Non vi è nulla da aggiungere e questo sia da monito per gli operatori che stoltamente pensano di sapere, ed invece non sanno.
Un conto infatti è essere uno storico dell’arte, un conto è essere un operatore dell’arte contemporanea, sono due mestieri totalmente diversi, il primo è scientifico, l’altro assolutamente no e lo vedremo tra poco.
Il curatore è un artista egli stesso, anche se non lo ammetterà mai (anche alcuni galleristi ricadono a pieno in questa fattispecie).
Il curatore dovrebbe favorire la fruizione dell’elemento d’arte A contestualizzandola (appunto curandola) in modo opportuno.
Tuttavia la cura di qualcosa, per definizione, altera l’oggetto della cura stessa, da qui nasce che l’oggetto d’arte A diviene leggermente diverso dopo la curatela.
Spesso sia chiaro agli occhi dei più viene migliorato, ma i più grandi artisti non permettono alcuna curatela esterna, in quanto ritengono che la loro arte non sia migliorabile (personalmente questi li adoro).
Invero il ruolo del curatore nel corso degli ultimi decenni è diventato un “must-have” a prescindere, come i fiori al matrimonio, se non ci sono sei sfigato.
Il curatore a mio avviso ha senso quando ci sono artisti morti (fa anche da storico in tal senso) o quando descrive filoni e movimenti trovando legami ed interpretazioni.
Ma se parliamo di un artista vivente unico… (mostra monografica) non serve a nulla, se non a far capire che oltre a U1, U2 e U3 c’è anche qualcun altro. Insomma fa numero, che comunque non è poco.
Il critico non ha alcun ruolo, fa quello che vuole, chi lo ama lo segue.
Il critico è libero, non criticabile a sua volta…insomma è un satellite in orbita, osserva, emette informazione a distanza e finché non lo abbatti rimane totalmente autonomo e sopra le parti.
A volte viene pagato da colui che è oggetto della sua critica, in tal caso più che un satellite è un aereo da turismo, sale, gira e poi ritorna a terra.
La stampa non specializzata ha il ruolo di riportare ciò che stupisce, è un ruolo importantissimo, simile al critico-satellite, è un ruolo di norma libero.
Immagino.
Ma se osserverai il mondo dell’arte con questo breve vademecum ed allo stesso tempo leggerai il mio libro “Le tue prime cinque opere d’arte contemporanea”, avrai in mano un’arma da super eroe, e non vedo l’ora di ricevere i tuoi ringraziamenti per averti risparmiato anni, forse decenni, di confusione!